Luciano Spalletti è stato incaricato di riportare la Juventus in alto. L’investitura è arrivata direttamente da John Elkann in persona, che ha ritenuto il tecnico di Certaldo l’uomo ideale da cui ripartire dopo tante annate complicate. Il grande rimpianto del condottiero toscano resta però la Nazionale italiana e quella maledetta serata norvegese che ha di fatto azzerato le speranze di qualificazione diretta ai Mondiali degli azzurri. Ora a rimettere il coltello nella piaga ci ha pensato Orsolini che elencato le differenze tra il vecchio e il nuovo Ct.
- La ferita aperta di Spalletti
- Orsolini e l’aria nuova di Coverciano
- Il ruolo del CT e le missioni di Spalletti e Gattuso
La ferita aperta di Spalletti
Quando Luciano Spalletti disse che non avrebbe indossato una tuta diversa dal Napoli forse ci credeva pure. Poi, però, è arrivato il fallimento Nazionale: un’esperienza troppo brutta per sancire così la fine della sua carriera. Ecco perché la Juventus è stata l’occasione della vita per il 66enne di Certaldo, la chance di cancellare l’avventura azzurra con un’altra avventura possibilmente col lieto fine. Coverciano l’ha cancellato subito, come se non ci fosse mai passato, anche perché il feeling con i calciatori è stato davvero minimo.
Orsolini e l’aria nuova di Coverciano
Se non ci credete, ascoltate l’intervista di Riccardo Orsolini. L’esterno del Bologna racconta di come Gennaro Gattuso abbia cambiato l’aria di Coverciano, rendendola finalmente respirabile. Serenità e entusiasmo sono state le parole del giocatore associate al lavoro del nuovo Ct che al suo arrivo aveva trovato una squadra “spenta e avvilita“. Ma l’opera di epurazione si può completare solamente conquistando il pass per il Mondiale: “Ci sentiamo addosso il dovere di farcela, di non lasciare gli italiani, e noi stessi, senza l’emozione di partecipare all’evento più importante che ci sia. Ecco, questo aspetto dovrà fare la differenza e spingerci oltre ogni limite“.
Il ruolo del CT e le missioni di Spalletti e Gattuso
C’è chi considera Luciano Spalletti uomo di campo, per il quale è impossibile entrare nella testa dei calciatori lavorando solamente poche settimane all’anno. Una sorta di equivoco sul ruolo affidatogli: un conto è fare l’allenatore di club, un altro il selezionatore. Da questo punto di vista, pare che Gattuso abbia toccato le giuste leve con il gruppo immediatamente dalle sue parti. Vero che dopo ogni cambio si ascoltano sempre questo tipo di dichiarazioni, però che gli azzurri stiano dando qualcosa in più sembra sotto gli occhi di tutti. Moldavia e Norvegia: sono le due occasioni in cui dimostrarlo. Per l’ex CT la consolazione si chiama Juventus, altra missione non semplice da centrare. Le vecchie ferite e i coltelli nella piaga farebbero poi meno male. Magari con un’Italia al Mondiale.
