Pare non corra più buon sangue tra Khabib Nurmagomedov e Vladimir Putin. Uno dei fighter più iconici della storia dell’UFC, da diverso tempi ritiratosi dagli ottagoni, è finito al centro a quanto risulta di una campagna diffamatoria sui social, secondo il modus operandi sovietico, a causa del suo mancato appoggio esplicito all’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina.
Il silenzio di Khabib Nurmagomedov sulla guerra in Ucraina I guai di Khabib, dal fisco ai presunti legami con il terrorismo daghestano Il caso Daghestan Terroristi nella scuola di MMA di Khabib? Ascesa e caduta di Nurmagomedov
Il silenzio di Khabib Nurmagomedov sulla guerra in Ucraina
Come riporta Repubblica nella sua edizione online, a innervosire l’autocrate il fatto che l’ex campione dei pesi leggeri in UFC (e detentore di una striscia di imbattibilità da record di ben 29 incontri) non abbia sostenuto pubblicamente la guerra iniziata nel 2022. Ruggini che si trascinano da tempo, giacché nei primi mesi dell’aggressione Nurmagomedov e altri fighter originari del Daghestan (spina nel fianco del regime russo, come vedremo) come Muhammad Mokaev si erano scagliati contro la campagna di mobilitazione ed arruolamento che la Federazione aveva avviato proprio in alcune sue repubbliche come il Daghestan.
Ad oggi colui che disputò il suo ultimo match nel 2020, difendendo la cintura dei pesi leggeri contro Justin Gaethje, ha preferito quindi restare in silenzio senza appoggi urbi et orbi per la cosiddetta “operazione speciale”. E non è un caso allora che negli ultimi tempi la stella di Nurmagomedov (che ha anche dei parenti ucraini) stia precipitando.
I guai di Khabib, dal fisco ai presunti legami con il terrorismo daghestano
A seguito della guerra mossa contro l’Ucraina, hanno iniziato ad emergere accuse di natura fiscale rivolte a The Eagle. Contestazioni mosse dal governo russo, tra cui anche il fatto di detenere un passaporto per gli Emirati Arabi Uniti. Si è parlato di un debito di 3 milioni di euro, con l’autorità centrale che si è mossa per confiscare tutti i beni del lottatore, finito in bancarotta.
Oltre ai conti congelati, di recente la sua scuola di MMA aperta in Daghestan è stata perquisita dalle forze speciali russe, con l’ipotesi di collegamenti o appoggi ai terroristi legati ai recenti attacchi nella repubblica.
Il caso Daghestan
Il Daghestan è un po’ una zona franca della Russia. Si regge quasi totalmente sui fondi del governo di Mosca, e nel suo territorio passano degli oleodotti e gasdotti cruciali che collegano il Mar Caspio alla Federazione. Ma al tempo stesso è una recalcitrante provincia dell’impero che ribolle, come dimostrano i recenti attentati dello scorso giugno, in cui hanno perso la vita 19 persone, tra cui un sacerdote. E come abbiamo visto poco propensa a sostenere l’aggressione all’Ucraina, oltre al fatto che la maggior parte della popolazione è di fede islamica, sponda sunnita. E dove nel tempo sono sorti gruppi terroristici anche vicini all’Isis.
Terroristi nella scuola di MMA di Khabib?
Tornando quindi a Nurmagomedov, oltre ai guai fiscali il governo russo ha mosso accuse ancora più pesanti, ovvero di favoreggiamento ad attività terroristiche. E qui torniamo all’irruzione della polizia nella scuola di Khabib e dell’adorato padre Abdulmanap, scomparso nel 2020 per complicazioni legate al Covid (una morte che spinse il fighter a lasciare l’attività negli ottagoni). Da queste operazioni pare che tre allievi siano risultati legati al gruppo che aveva messo in atto le azioni terroristiche dello scorso giugno.
Ascesa e caduta di Nurmagomedov
Nurmagomedov, uno dei più grandi lottatori nella storia dell’UFC e delle MMA, autorità nel grappling e nella lotta a terra grazie ad un infanzia forgiata nella lotta con cuccioli di orsi, nonché colui che negli ultimi anni ha dato maggiore gloria al Daghestan, ora è visto come corpo estraneo della propaganda russa. La stessa che aveva cavalcato i suoi successi come quello contro Conor McGregor nel 2018, dove il daghestano aveva sottomesso l’irlandese per neck crank, per poi essere accolto da eroe anche dallo stesso Putin.
Poi la guerra all’Ucraina che ha rappresentato un prima e un dopo nei rapporti tra il fighter e l’autocrate. Nel mentre va detto che Nurmagomedov ha porto le proprie condoglianze alla famiglie delle vittime degli attentati terroristici di presunta matrice fondamentalista alla Crocus Hall di Mosca, avvenuti lo scorso marzo. Ma la situazione con il governo russo resta tesa.
Per la cronaca, di recente l’ex fighter si è visto nell’angolo del russo Umar Nurmagomedov, nel match di inizio agosto di UFC on ABC che lo ha visto contrapposto allo statunitense Cory Sandhagen, sconfitto per decisione unanime.