Palleggiare per distrarsi, Le Fée – nuovo acquisto della Roma – l’infanzia l’ha solo assaporata e ha trovato serenità con il pallone. Il calcio come salvezza, il comun denominatore di molti talenti. Ha il cognome della madre, perché il padre Jéremy Lampriére era un ricercato e non poteva riconoscerlo dopo la nascita. In carcere poi ci è finito e il piccolo Enzo, con il sogno di diventare un giocatore, è cresciuto senza la sua ombra. Ma ce l’ha fatta, grazie al supporto vigile della madre Katia, che lo ha accompagnato per mano in tutti i momenti delicati della sua vita: “Pensava sempre e solo al football, ho dovuto seguirlo molto”, ha raccontato.
Calcio come salvavita, la dura infanzia di Le Fée Il Lorient nel destino e il suicidio del papà di Le Fée Roma, ecco Le Fée: qualità e corsa per De Rossi
Calcio come salvavita, la dura infanzia di Le Fée
Vivere con il peso di un padre carcerato ti può abbattere. Le Fée però ha avuto la forza di tenere alta la testa e affrontare i problemi. Con il papà aveva un rapporto stretto e spesso saltava gli allenamenti per andare a trovarlo in prigione. La madre non glielo ha nascosto, lo ha messo subito di fronte alla realtà: “Mi ricordo il giorno in cui mia mamma mi ha riferito tutto – ha rivelato in un’intervista all’Equipe – ero molto piccolo. Non mi ha segnato troppo. Mi ha detto che la mia vita doveva continuare e che questo non doveva crearmi problemi“. Così è stato, anche se i momenti di debolezza si sono presentati. “A volte, la sera nella mia stanza, pensavo e piangevo – ha raccontato a So Foot -. Prima di diventare di nuovo quella persona forte il giorno dopo. Non era un ruolo, penso di essere nato così”.
Il Lorient nel destino e il suicidio del papà di Le Fée
La passione per il calcio Le Fée l’ha ereditata da suo papà, che aveva mostrato il suo talento al Lorient (squadra in cui è cresciuto anche il figlio) per poi perdersi in una cattiva strada che lo ha portato in prigione. Droga e anche violenza domestica, è stato dietro le sbarre due volte. Quando Enzo era piccolino e non aveva ancora un’immagine chiara nella sua mente e poi durante l’adolescenza. Infatti, dopo aver scontato la pena, Lampriére non ce l’ha fatta ad abbandonare gli oscuri passeggeri ed è ritornato nel penitenziario. Poi nel 2021 ha messo fino alla sua vita con un tragico suicidio. Quando è morto, Enzo giocava proprio nel Lorient ed era nell’orbita della Nazionale francese ieri messa ko a Euro2024: “La sua morte mi ha reso più determinato a fare quello che a lui non è riuscito“.
Roma, ecco Le Fée: qualità e corsa per De Rossi
Avevano un obiettivo e l’ha raggiunto. La difficile infanzia non l’ha frenato, anzi gli ha dato una spinta. Con il Lorient si è formato, poi con il Rennes si è confermato. Non segna molto, ma fa un altro lavoro. In campo la sua presenza si sente, lascia le impronte. Corsa e anche qualità, il classico calciatore da Ligue 1. Può giocare da mediano, ma all’occorrenza anche sulla trequarti, anche se dovrebbe migliorare i suoi numeri in zona di rifinitura: solo un assist nell’ultima stagione. La Roma si è fiondata subito su di lui per evitare di trovarsi in un’asta di mercato, puntando soprattutto su Ghisolfi, nuovo ds dei giallorossi, che aveva già conosciuto il francese al Lorient. La trattativa è andata poi in porto per circa 23 milioni di euro. Ora la speranza di De Rossi (preoccupato da Dybala) è che non faccia la stessa fine di Aouar, tanto talentuoso quanto fragile. Ma Enzo sa benissimo qual è la sua strada. Ha fatto una promessa al padre e ora deve mantenerla.